mercoledì 12 febbraio 2014

Dallas Buyers Club - La recensione






Un film di Jean-Marc Vallée. Con Matthew McConaughey, Jared Leto, Jennifer Garner, Denis O'Hare, Steve Zahn - Drammatico, durata 117 min. - USA 2013. - Good Films - uscita giovedì 30 gennaio 2014

Tratto da un articolo di sei pagine di Bill Muntaglio apparso sul  Dallas Life Magazine  nel 1992, “Dallas Buyers Club”  racconta la vera storia di  Ron Woodroof, un elettricista texano amante dei rodei, delle donne e della droga, che nel 1985 scopre di aver contratto l'HIV  e di avere una prognosi di soli 30 giorni di vita. Ostacolato  dalle severe leggi americane sui farmaci, e tutt'altro che rassegnato a questa sorta di condanna a morte, Ron trova un’ancora di salvezza nelle cure alternative e in un mix di vitamine che comincia a esportare di contrabbando dal Messico, andando contro la comunità scientifica. In seguito, grazie all'aiuto di Rayon, un paziente transessuale malato di AIDS, fonda il Buyers Club, un vero e proprio club associativo per fornire cure ai sieropositivi, continuando così a combattere la sua lotta per la sopravvivenza.

Un inno alla vita quello che Jean- Marc Vallèe (C.R.A.Z.Y, The Young Victoria) porta sullo schermo, e lo fa con immagini cariche di forte realismo, complice anche una sceneggiatura originale dotata di attenta sensibilità.  Una narrazione commovente resa ancora più immediata dalle performance straordinarie di Matthew McConaughey e Jared Leto (entrambi smagriti e credibilissimi).

Un film che parla di coraggio, di riscatto e perché no, anche di amore.  Perché quella di Woodroof non è solo una lotta contro la malattia ma anche contro se stesso, contro l'omofobia e contro i pregiudizi che prima gli appartenevano e che continuano ad appartenere al suo stesso paese.

Ron è un vero cowboy, e il rodeo per lui diventa metafora dell’esistenza. Cavalcare senza sella può essere estremamente pericoloso, ma Ron non molla e si aggrappa con tutte le sue forze alla vita come se fosse un cavallo selvaggio, nel tentativo di domarla.

Un tentativo, ci piace dirlo, che donerà altri 7 anni all'uomo che non avrebbe dovuto vivere più di 30 giorni.


Laura Rubino



domenica 9 febbraio 2014

American Hustle - L'apparenza inganna


Un film di David O. Russell. Con Christian Bale, Amy Adams, Bradley Cooper, Jeremy Renner, Jennifer Lawrence - Drammatico – Poliziesco, durata 138 min - USA 2013 - Eagle Pictures  - uscita mercoledì 1 gennaio 2014

E' vero, è passato quasi un mese dalla sua uscita, ma era doveroso parlarne, prima o poi.

Dieci candidature all'Oscar (non saranno un po'troppe?) per questo poliziesco ben confezionato del regista candidato all'Oscar David O’Russell (Il Lato Positivo, The Fighter).
Ispirato ad un’operazione condotta dall'Fbi alla fine degli anni ‘70  denominata Abscam, il  film narra la storia di un truffatore che, con la complicità di un avido agente dell'Fbi, stanò la corruzione dilagante tra i membri del Congresso degli Stati Uniti d'America.

Riprese fluide e scrittura in crescendo che cattura e non annoia, ottimo lavoro di fotografia e costumi (due delle nomination sono per loro) e un cast di stelle più in forma che mai (Christian Bale, Jeremy Renner, Jennifer Lawrence, Amy Adams, Bradley Cooper, Louis C.K. e Robert De Niro) fanno di questo film un progetto in grado di strizzare l’occhio a critica e pubblico.

Apparentemente, quindi, tutto sembra giocare a suo favore; ma, personalmente, ritengo che l’atmosfera del film si esaurisca dopo i 135 minuti di proiezione.
L'incisività, lo smalto, la brillantezza delle singole parti non riescono a comporre un quadro totale che rimanga nella memoria dello spettatore. Il messaggio insomma viene diluito e assorbito durante la visione, al termine della quale non rimane altro che la sensazione di aver assistito a qualcosa di bello ma effimero, che non lascia impronta di sé.

Laura Rubino



martedì 4 febbraio 2014

A proposito di Davis - la recensione




Un film di Joel Coen, Ethan Coen. Con Oscar Isaac, Carey Mulligan, Justin Timberlake, Ethan Phillips, Robin Bartlett,  John Goodman  -  Drammatico,  durata 105 min. - USA, Francia 2013. - Lucky Red  - uscita giovedì 6 febbraio 2014

Andare al cinema a vedere un lavoro dei fratelli Coen è un po’ come fare un salto nel buio; non sai mai cosa aspettarti: ironia, cinismo, realismo, continua sperimentazione. 
C’è sempre curiosità intorno ai progetti di questi due geniali cineasti statunitensi ed al fascino ermetico del loro modo di raccontare storie, personaggi situazioni e azioni.
Accade anche in questa pellicola,“A proposito di Davis”, che segna il ritorno dei fratelli del Minnesota dopo le atmosfere western de Il Grinta.

Ispirato alla figura dell’artista folk anni ‘60 Dave Van Ron, “Inside Llewyn Davis” (questo il titolo originale) racconta, nell’arco di una settimana, le disavventure di Llewyn Davis, un giovane cantante folk che, dopo la tragica morte del suo partner musicale, cerca faticosamente di farsi strada nel panorama dei baskethouses' del Greenwich Village, storico quartiere newyorkese che di lì a poco avrebbe portato alla ribalta Bob Dylan.

Alloggi di fortuna, ingaggi saltuari, agognate audizioni, incontri sfortunati e personaggi bizzarri (ma sapientemente studiati, e John Goodman ne è un esempio), fanno da cornice al senso di fallimento che poi è il tema centrale del film, spiegato tra le malinconiche note folk che ci accompagnano durante tutta la sua durata.

I dialoghi sono essenziali e la fotografia nostalgica, in grado di trasmetterci tutto il freddo, la tristezza, l'infelicità, la solitudine di questo personaggio.

Una favola semplice ma amara, resa ancora più malinconica dalla struttura circolare della storia (tipica dei Coen), che ci riconduce a quella sensazione di  rassegnazione già annunciata. 
Un’opera sofisticata, che esplora con tenero distacco non solo i sentimenti più bui dell’animo umano, ma anche un universo musicale dal cinema poco esplorato.
Laura Rubino