martedì 4 febbraio 2014

A proposito di Davis - la recensione




Un film di Joel Coen, Ethan Coen. Con Oscar Isaac, Carey Mulligan, Justin Timberlake, Ethan Phillips, Robin Bartlett,  John Goodman  -  Drammatico,  durata 105 min. - USA, Francia 2013. - Lucky Red  - uscita giovedì 6 febbraio 2014

Andare al cinema a vedere un lavoro dei fratelli Coen è un po’ come fare un salto nel buio; non sai mai cosa aspettarti: ironia, cinismo, realismo, continua sperimentazione. 
C’è sempre curiosità intorno ai progetti di questi due geniali cineasti statunitensi ed al fascino ermetico del loro modo di raccontare storie, personaggi situazioni e azioni.
Accade anche in questa pellicola,“A proposito di Davis”, che segna il ritorno dei fratelli del Minnesota dopo le atmosfere western de Il Grinta.

Ispirato alla figura dell’artista folk anni ‘60 Dave Van Ron, “Inside Llewyn Davis” (questo il titolo originale) racconta, nell’arco di una settimana, le disavventure di Llewyn Davis, un giovane cantante folk che, dopo la tragica morte del suo partner musicale, cerca faticosamente di farsi strada nel panorama dei baskethouses' del Greenwich Village, storico quartiere newyorkese che di lì a poco avrebbe portato alla ribalta Bob Dylan.

Alloggi di fortuna, ingaggi saltuari, agognate audizioni, incontri sfortunati e personaggi bizzarri (ma sapientemente studiati, e John Goodman ne è un esempio), fanno da cornice al senso di fallimento che poi è il tema centrale del film, spiegato tra le malinconiche note folk che ci accompagnano durante tutta la sua durata.

I dialoghi sono essenziali e la fotografia nostalgica, in grado di trasmetterci tutto il freddo, la tristezza, l'infelicità, la solitudine di questo personaggio.

Una favola semplice ma amara, resa ancora più malinconica dalla struttura circolare della storia (tipica dei Coen), che ci riconduce a quella sensazione di  rassegnazione già annunciata. 
Un’opera sofisticata, che esplora con tenero distacco non solo i sentimenti più bui dell’animo umano, ma anche un universo musicale dal cinema poco esplorato.
Laura Rubino

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